Un’editor dai capelli strani che non corregge refusi ma risolve problemi.
Mi chiamo Alessandra Zengo, ma forse lo sai già. Sono senza età come un elfo, ho usato più pseudonimi di quelli che ricordo e sono certa di essere la versione femminile di Sherlock Holmes. Ho le prove, ma non le mostro al primo che passa.
Qualcuno ha detto di me che sono filosofa fino al midollo, perché tendo a trasformare in domande anche le virgole (sbagliate) dei discorsi. La verità è che sono schiava del bisogno di capire il mondo: non solo come, ma proprio perché.
Così passo il tempo a dissezionare le parole e la realtà, raccogliere indizi e speculare sui possibili significati, sognando un Papà Gambalunga che mi finanzi una vita di viaggi e studi, senza volermi sposare.
Dal 2009 vivo una relazione impegnativa con l’editoria e il digitale, ma ancora non ci siamo lasciati. Ho cominciato con un blog collettivo e una rivista letteraria (più di venti milioni di lettori), ho continuato organizzando rassegne culturali, facendo la giurata per diversi concorsi e la redattrice, lettrice e scout per Rizzoli e compagnia.
Dopo una breve parentesi nell’editoria universitaria, lavoro come editor e digital strategist freelance per privati e case editrici, tra cui Feltrinelli.
Dal 2015, insieme a Chiara Chinellato (copywriter e content manager), creo identità visive per professionisti e aziende; scrivo, seleziono e organizzo contenuti online e fuori; sviluppo siti web e mi assicuro che siano solidi e curati fino all’ultima riga di CSS.
Dal 2018 sono anche una podcaster: ho creato Abisso Editoriale, in collaborazione con Maria di Biase (co-founder di Tre Racconti), e Elementary, la trasposizione audio della mia newsletter.
Amo le cose fatte bene e cerco di convincere gli altri a pensare lo stesso.
. Le mie verità
→ Sono precisa, maniacale, pignola nel lavoro quanto disordinata nel resto. Chiedi al mio studio.
→ Non so fare la differenziata, ma solo perché ogni comune decide di testa sua e confonde la mia.
→ Sono cresciuta come Mowgli, ma nel profondo Veneto. Invece di orsi o pantere, decine di cani. Ora ne ho tre: Arya, Diotima e Malebranche. Sì, i loro soprannomi sono Dio e il Male (l’articolo è obbligatorio).
→ Sono sempre onorevole e integerrima, tranne quando mi corrompono con della pizza. O del sushi. Ancora meglio se accompagnati da tè e cedrata.
→ Ho un problema con la cartoleria, ma non l’ho ancora ammesso.
→ Ho più personalità da gestire in un corpo solo. Siamo in otto, per adesso. A volte mi scappa un plurale maiestatico.
→ Le citazioni sono il mio modo per conservare pensieri pensati, ma scritti meglio da altri.
→ Sono ossessionata dal blu, ma ho i capelli arancioni come Pippi Calzelunghe.
→ Non sono nata nell’epoca sbagliata (non vivo senza Wi-Fi e drama coreani) e preferisco ammirare le altre a distanza di sicurezza.
→ Sogno di qualcuno che mi regali la Proust Chair di Alessandro Mendini, e qualche altra opera d’arte con cui arredare casa. Sobriamente.
Nessuno sa chi sono, nemmeno io.