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Alessandra Zengo

Editor e digital strategist freelance

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Alla fiera del self: buone pratiche per avere successo su Amazon

20 Aprile 2015 pubblicato da Alessandra Zengo 10 Comments

E venne Amazon
Che creò Kindle Direct Publishing
Che convinse lo scrittore
Che pubblicò un libro
Che alla fiera del self il lettore comprò.

Tuttavia cosa accade tra la pubblicazione del libro e l’acquisto da parte del lettore? Quali mezzi (il)legittimi usa lo scrittore per promuoversi e aumentare le vendite della propria opera su Amazon?

Come sappiamo un numero sempre crescente di autori sceglie la strada dell’auto-pubblicazione, che non rappresenta più una seconda scelta “obbligata” dopo moltissimi rifiuti ma una opportunità per guadagnare, farsi leggere e avere maggiore visibilità rispetto a un piccolo editore. Per non parlare della totale mancanza di attese: carichi il file e nel giro di 24/48h è disponibile nei maggiori store online.

Dallo scorso anno, inoltre, diversi editori hanno rivolto il loro avido sguardo alle classifiche di Amazon, alla ricerca di “romanzi di successo” che costassero meno e potessero vendere cifre soddisfacenti anche in libreria. Il sogno di vedere il proprio romanzo negli scaffali delle librerie vince contro il buon senso e le condizioni poco favorevoli proposte dagli editori, dato che alcuni contratti prevedono anticipo zero (o cifre irrisorie), opzione e royalties basse.

Gli scrittori, dunque, si sono re-inventati marketer e hanno escogitato diverse strategie per salire in classifica e farsi notare. Vediamo quali e a che tipo di scrittore corrispondono.

1. Il competitivo

Lo scrittore competitivo è quello che non sopporta il successo degli altri. Il rimedio per evitare antiestetici sfoghi sul viso dovuti all’invidia è prendersi un week-end e fare quanto segue. Entrare su Amazon, lasciare feedback positivi a tutte le recensioni negative ricevute dai romanzi dei nostri concorrenti, così verranno visualizzate per prime e, forse, scoraggeranno l’acquisto. Nel frattempo dedicare alcune ore alle stesura di recensioni negative sui suddetti libri, da pubblicare con account fake creati appositamente. Non insultate e non scrivete parolacce – altrimenti papà Amazon vi elimina il commento – e siate creativi, non limitatevi a scrivere “brutto”, “orribile”, “illeggibile”. Siete scrittori, o no?

2. L’imprenditore

Lo scrittore imprenditore è colui che non ha paura di investire nel proprio talento e le cifre variano a seconda della disponibilità economica. Non vede motivi per non acquistarsi da solo e teme che Amazon possa bloccargli l’account a causa dei ripetuti acquisti. La variante furba, e meno temeraria, colleziona le carte di credito di famigliari e parenti e le utilizza allo stesso modo. In questo caso sono avvantaggiate le famiglie unite e numerose e ricche. Il consiglio è di coltivare buoni rapporti con tutti (anche la suocera) per futuri utilizzi.

3. L’ottimista

L’ottimista è lo scrittore che ha molto tempo, tantissima pazienza e la giusta predisposizione a mentire. Costui passa i pomeriggi a leggere e recensire i romanzi di altri self-publisher, sperando che questi contraccambino la gentilezza. Col tempo ha affinato le sue abilità: è un esperto di psicologia anche se non è laureato e conosce tutti i modi migliori per convincerti che leggere il suo romanzo salverà il mondo. Molto spesso ha un blog personale a cui nessuno è interessato.

4. L’organizzato

Lo scrittore organizzato è convinto che il segreto del successo riposi tra le pagine della sua agenda, una di quelle che un tempo le banche regalavano a Natale. Lì il Nostro suddivide tutti i suoi contatti in comode liste, così saprà sempre chi è un nemico, un alleato o semplicemente una persona da sfruttare. Il segreto è il networking: il primo livello è lo scambio di recensioni da 5 stelle con altri “scrittori organizzati”; il secondo prevede che un consistente gruppo di autori si dia appuntamento allo stesso orario per scaricare un libro, così da farlo salire in classifica velocemente. In seguito i partecipanti chiederanno il rimborso ad Amazon e ricominceranno dall’inizio con la procedura per un altro titolo. Si consiglia di usare questa strategia con cautela, molte “amicizie” sono evaporate a tempo di record.

5. Il narcisista

Il narcisista è il lato oscuro che alberga in (quasi) ogni scrittore. Nelle degenerazioni più evidenti, conosciamo tutti i risultati: spam selvaggio nelle community Google+ e nei gruppi Facebook, anche quelli dedicati al porno e alle diete che funzionano davvero; messaggi privati con il link allo store online dove acquistare il capolavoro; preghiera di segnalazione recapitata nella casella e-mail e altre amenità. Se conoscete uno scrittore narcisista allo stadio terminale anche nella vita reale, sapete che costui non si presenta più con il suo nome ma con il titolo del proprio romanzo.

Conoscete altre “buone pratiche” per scalare le classifiche di Amazon? Non siate timidi e condividete con l’Internet il vostro prezioso sapere.

Categorie: Editoria Tag: Amazon, Auto-pubblicazione, Case editrici, Kindle Direct Publishing, Marketing, Network, Promozione, Scrittori, Self-publishing

Alessandra Zengo

Parafrasando liberamente Paul Valéry, “spesso penso, a volte sono”: nello specifico editor, digital strategist e consulente. Dal 2009 vivo una relazione impegnativa col mondo editoriale, e ancora non ci siamo lasciati. Amo i libri, i cani, il sushi, le cose fatte bene, i quaderni, gli abbracci, i congiuntivi e altre sconcezze. Considero Pippi Calzelunghe la mia style-guru, ma sono più alta.

Reader Interactions

Comments

  1. Giordana says

    20 Aprile 2015 at 09:37

    Il narcisista 2.0, che crea gruppi esclusivi dove poter pubblicizzare tutti i titoli self e poi in maniera più o meno (spesso più meno) velata ti fa capire che visto il favore che fa a pubblicizzarti potresti anche comprare il suo ebook.

    Ma permettimi un’aggiunta: per fortuna non stiamo parlando di tutti i self 🙂

    Rispondi
    • Alessandra Zengo says

      20 Aprile 2015 at 10:09

      Per fortuna, direi! Ci pensi se fossero tutti così? 🙂
      Comunque è vero che esistono gruppi creati solo per pubblicizzare i propri romanzi, ma ho dei dubbi sulla loro efficacia. Davvero qualcuno li compra dopo aver visto il link lì?

      Rispondi
  2. Giordana says

    20 Aprile 2015 at 10:52

    Non ne ho davvero idea.

    Rispondi
  3. Ornella Spagnulo says

    20 Aprile 2015 at 16:33

    L’esterofilo. Colui che, scoraggiato dalla politica delle case editrici italiane (e anche dagli italiani lettori in generale), si rifugia nei mercati stranieri, traducendo, o facendo tradurre, il proprio ebook in inglese e/o in spagnolo. Una tecnica che può portare dritti al successo, a patto che si conosca davvero alla perfezione almeno una lingua straniera, o che si sia disposti a retribuire un bravo traduttore.

    Rispondi
    • Alessandra Zengo says

      20 Aprile 2015 at 18:18

      Vero, però un traduttore madrelingua costa assai. Inoltre, credo, gli autori sottovalutano il fatto di trovarsi in un mercato totalmente nuovo e più concorrenziale rispetto al nostro. Bisogna investire moltissimo tempo nel crearsi una cerchia di conoscenze in quella lingua (altri autori, blogger, etc), oppure sperare nella botta di culo su Amazon. Ma considerato l’investimento iniziale (la traduzione) non so quanto convenga.
      In alternativa ci sono servizi come babelcube.com, di cui però non ho testato personalmente la qualità. Conosci?

      Rispondi
      • ElMa says

        15 Maggio 2016 at 07:23

        Poi ci sono gli editor amanti del congiuntivo che scrivono “credo, gli autori sottovalutano” e allora uno si convince che, al di là delle macchiette, chi fa da sé fa davvero per tre.

        Rispondi
        • Alessandra Zengo says

          15 Maggio 2016 at 12:17

          Ciao Elma, dove sarebbe l’errore? 🙂
          Non volevo scrivere “credo che gli autori sottovalutino”.
          Grazie comunque per il commento costruttivo!

          Rispondi
        • Giovanni says

          15 Maggio 2016 at 12:29

          Cara Elma, poi ci sono i grammar nazi peraltro ignorantelli che fanno da sé e se la beccano nel di dietro tre volte. È questione di scelte 🙂

          Rispondi
  4. Sergio says

    20 Aprile 2015 at 17:01

    Se pensi che io mi rifiuto di proporre il mio libro anche a case editrici magari di buona volontà ma con un nome orribile (“Edizioni del Gattaccio”, ad esempio)… Il rifiuto della Rizzoli è stato così bello e gratificante che come soddisfazione massima ho deciso di tenermi quello.

    Rispondi
  5. Roberto says

    30 Agosto 2016 at 17:38

    Ma si può creare la dipendenza da editor?

    Rispondi

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