La scorsa settimana ho elencato alcuni saggi consigli per aspiranti editor che desiderano, contro ogni buon senso, lavorare in editoria. Ne avevo già parlato, ma è bene ricordare che esistono due tipi di editor: il dipendente che si alza tutte le mattine alla stessa ora per non far tardi in ufficio e il freelance che lavora da casa, in pantofole e spesso con una connessione internet pessima.
Complice la sempre maggiore esternalizzazione del lavoro redazionale e la crescita del self-publishing, infatti, è aumentato esponenzialmente anche il numero di lavoratori autonomi che la monogamia non sanno proprio cosa sia. Se sei interessato a diventare editor, devi tenerne conto perché molto probabilmente quello sarà il tuo destino.
Quindi appena approdato nelle avventurose lande del freelancing, così simili al sogno hobbesiano, la prima domanda che devi porti è come puoi sopravvivere, ovvero quanto è lecito farti pagare dai clienti. Qual è il giusto prezzo per la tua professionalità?
Come stabilire il proprio prezzo
Esperienza
Il primo fattore da valutare è la tua esperienza: quanto e cosa hai fatto e per chi. L’autovalutazione è sempre la parte più difficile, tuttavia sii il più obiettivo possibile. Non chiederti quanto sei bravo, ma se quanto hai imparato è abbastanza per svolgere un buon lavoro. Non discreto, non sufficiente, buono. Si può sempre migliorare, ma quando cominci a farti pagare devi già essere a un livello professionale, non amatoriale. Per quello ci sono il beta reading e i primi editing per gli amici.
Ricorda, inoltre, che se ti fai conoscere per un prezzo concorrenziale (non vorrei usare qui il termine dumping, ma in molti casi di questo si tratta) sarà poi molto difficile alzarlo, facendo capire ai clienti il motivo di tale rincaro.
Sostenibilità
Prima di stabilire un prezzo definitivo chiediti se è sostenibile. Facendoti pagare cinquanta centesimi a cartella, o meno, riusciresti a vivere e garantire al cliente un servizio di qualità? Ti potrebbe aiutare pensare al tuo costo orario: quante cartelle riesci a correggere in un’ora di tempo, compresa la rilettura? Moltiplica il numero di cartelle per il prezzo che avevi in mente e vedrai se è una proposta sensata o meno.
Un esempio: cinquanta centesimi a cartella equivalgono a meno di centoquaranta euro per un libro di cinquecentomila battute. E un libro di cinquecentomila battute corrisponde a più di trecentocinquanta pagine impaginate. Affinché la paga sia almeno dignitosa, diciamo dieci euro l’ora lordi, un editor dovrebbe correggere il libro in sole quattordici ore (venti cartelle da milleottocento battute spazi inclusi ogni ora). Sfido chiunque a riuscirci, senza fare un pessimo lavoro.
Competitor e mercato
L’ultimo step per far comparire il tuo magico numero è l’analisi dei concorrenti diretti, ovvero service editoriali e altri editor freelance. È una fase lunga e sgradevole, perché troverai siti fatti malissimo e testi scritti peggio, tuttavia molto semplice. Ti basterà segnare su un file Word o Excel nome, riferimenti e prezzi e vedere qual è il minimo e il massimo che gli altri professionisti chiedono al tuo stesso pubblico.
Come ho già detto, il prezzo che stabilisci deve essere sostenibile per te ma anche per i clienti. Nella mia pagina Editing ho scritto che non faccio più schede di valutazione, e i motivi sono molteplici. Una lettura critica di questo tipo mi impegna per molte più ore rispetto a una lettura di piacere, e questo spesso gli scrittori lo ignorano. Per scrivere una scheda lunga e dettagliata e per fare una analisi non superficiale bisogna leggere il manoscritto con attenzione, fermandosi per scrivere appunti, sottolineare passaggi e rileggere intere scene. Il secondo motivo, poi, è che non mi va di leggere fino alla fine libri che non mi piacciono e che sono scritti male. La naturale conclusione è che, considerando le ore complessive per questo lavoro e il mio costo orario, il prezzo finale sarebbe assolutamente fuori mercato, così ho deciso di non inserirlo tra le cose che voglio/posso fare.
Differenziare
Ogni testo richiede cure, attenzioni e tempi diversi. È quindi necessario articolare la propria offerta di conseguenza. Io, per esempio, ho scelto tre opzioni: editing base, editing profondo, editing affiancato, che differiscono proprio per il tempo che dedico a ciascun testo a seconda di quali e quanti interventi esso richiede. Ho parlato più approfonditamente di come lavoro nell’intervista rilasciata per Penna Blu.
Perché ho messo online il mio tariffario
Per concludere questo articolo incentrato sul vil denaro, vorrei spiegare perché ho pubblicato i prezzi dei miei servizi online e perché dovresti farlo anche tu.
• Trasparenza – Credo che essere chiari fin da subito con un potenziale cliente sia la miglior strategia per iniziare un rapporto lavorativo piacevole.
• Risparmio – Mettere il mio tariffario visibile mi ha permesso di risparmiare moltissimo tempo. Tutte le persone che mi scrivono, infatti, sanno già quanto costo e se possono permetterselo.
• Stile – Non voglio convincere nessuno che l’editing è un lavoro serio e che va pagato di conseguenza. Inoltre chi mi sceglie non lo fa per il prezzo basso ma perché gli piacciono il mio stile, la mia comunicazione e come lavoro. Vuole me come editor, e non qualcun altro.
Bello, Meteora, m’era piaciuto.
Bello anche il post, grazie Ale, è molto utile e interessante. E ci vogliono persone che dicano chiaro e tondo perché una cosa costa quel che costa ed è giusto che costi così.
I Linkin Park invecchiano bene!
Grazie mille per i complimenti, Linda, e sì, credo anche io ci voglia più chiarezza riguardo prezzi, costi e servizi.